La Misericordia, un nome che dà sicurezza

Dall’Emilia, un testo che fa il punto sul ruolo che la Misericordia di Daniele Giovanardi ha dentro al sistema dei Centri italiani – e ovviamente sulle iniziative che si sono susseguite in questi anni per criticarla praticamente. L’ultima? La contestazione che ha dovuto subire Livia Turco a Modena giusto un paio di giorni fa…

«Dal 2005 la Misericordia di Modena gestisce i Centri di Identificazione ed Espulsione di Bologna e Modena. Appartiene a quella congrega di enti così caritatevoli da essersi assunti, «credendo di fare del bene» secondo Daniele Giovanardi presidente della confraternita misericordiosa modenese, l’“onere” di “ospitare” gli immigrati, per la “sicurezza” loro e di tutti gli italiani. Sono quegli immigrati senza documenti che vengono rastrellati in strada o sui posti di lavoro per poi essere rinchiusi nei Cie, dove vivranno giorni, mesi, di umiliazioni, maltrattamenti, pestaggi e spesso sevizie in attesa di essere rispediti nel paese d’origine, o dove capita se la loro provenienza non viene individuata in tempi utili. Anni fa, lo stesso Giovanardi riuscì a dire che i Cpt (ora Cie) erano alberghi a cinque stelle e che se gestirli poteva significare riuscire ad acquistare un’ambulanza in più (la Confraternita delle Misericordie ha il suo bravo servizio 118 di pronto soccorso) non ci si doveva fare poi tanti scrupoli. In effetti, 72 euro al giorno per ogni recluso a Bologna e 75 a Modena fanno negli anni un bel gruzzoletto. A molti, guarda un po’, non sono parse tollerabili le parole di questo becero individuo tanto che, da quando occupa la posizione di padrone dei due Cie emiliani, non è mai stato lasciato in pace. Innanzi tutto da parte dei reclusi che, nonostante siano pesantemente drogati con sonniferi nel cibo da mattina a sera, non hanno mai smesso né di tentare di evadere, né di rivoltarsi con quelli che chiamano “i bruciamenti” di materassi e quanto altro capiti loro a tiro, né di accusare gli operatori misericordiosi di assistere ai pestaggi da parte dei poliziotti senza intervenire. Di questi operatori ci dicono: «sembrano guidati solo dal dovere di secondini, assecondando senza nessuna pietà gli ordini».
Le iniziative esterne contro la Misericordia hanno spaziato su un ampio ventaglio di opzioni pratiche. Ci sono state visite più o meno garbate alla sedi di Modena e di Bologna, in certi casi con volantini e megafoni per rivolgersi ai volontari collusi o inconsapevoli, altre volte con scritte o porte bruciate come è accaduto dopo che una donna marocchina era stata pesantemente picchiata al Cie di Bologna con i gestori fermi a guardare, altre  ancora con presidi e mostre sulle condizioni dell’internamento, sulle rivolte interne e sulle lotte di solidarietà, nel piazzale antistante la sede di Modena. Ripetuti sono stati i presidi informativi nelle strade di Bologna e di Modena su quanto accade dentro i due lager, da chi e come vengono gestiti e innumerevoli sono state e continuano ad essere le presenze sotto le mura per dare solidarietà e raccogliere i racconti di chi sta dentro.
Il 31 maggio dell’anno scorso un piccolo gruppo di solidali si è presentato alla festa del volontariato della Misericordia del quartiere Galluzzo di Firenze con uno striscione che diceva LA MISERICORDIA GESTISCE I LAGER NO CPT, poi subito scacciati dai muscolosi volontari.
Il 2 maggio 2010 un gruppo di solidali con i reclusi del Cie in sciopero della fame hanno fatto irruzione durante la messa delle 11, la più partecipata, nel Duomo di Modena con volantini e megafono per gridare la loro rabbia contro l’esistenza di posti così infami e contro Daniele Giovanardi e la Misericordia. Tra gli interventi: «la Misericordia nasconde dietro una facciata caritatevole un business sanguinario fatto di pestaggi, violenze, soprusi». La stessa idea è stata ripresa il 20 giugno quando, durante la messa delle 11, nella chiesa di S. Chiara a Collegno è stata diffusa la voce disperata di un recluso di un Cie, registrata mentre veniva pesantemente pestato da un poliziotto. I volantini distribuiti ai “fedeli” evidenziavano il ruolo della Confraternita delle Misericordie nella gestione dei lager di Modena e Bologna, Confraternita a cui la Misericordia di Collegno è affiliata. Ancora, a Torino il 20 luglio un blitz contro il Cie durante la messa delle 11 nella chiesa della Misericordia di via Barbaroux.
Il 22 maggio sono andati a fuoco alcuni mezzi (per carità, non ambulanze) in dotazione alla opulenta Misericordia di Firenze Rifredi. Nei giorni successivi Giovanardi ha fatto parcheggiare i mezzi della sua Misericordia all’interno della questura mentre la voce di un volontario di una piccola Misericordia, mal sopportata dalle consorelle più potenti, mandava una lettera di solidarietà con le lotte contro i Cie. Il 21 giugno si è ripetuto un episodio dello stesso tenore sui mezzi della Misericordia di Castel Bolognese in provincia di Ravenna.
Scritte quali “La Misericordia uccide”, sono comparse il 2 giugno a Mori in trentino.
Manifesti di vario tenore sulla figura di Giovanardi sono stati affissi sui muri della città di Modena. Per questo verrà perquisito un compagno della città nel mese di luglio. Nel centro di Modena è stato appeso uno striscione contro i Cie e la Misericordia che li gestisce, e sempre a Modena sono state fatte scritte davanti alla sede della Misericordia.
Il 19 giugno un corteo, indetto all’interno di questo intenso e costante percorso di lotta contro i Cie e la Misericordia di Daniele Giovanardi, ha percorso Modena portando nelle strade della città il racconto di ciò che succede in posti di quel genere, del perché esistono, e delle responsabilità di coloro che a vario titolo vi lucrano sopra. Dopo il corteo ancora volantinaggi e scritte nelle strade di Modena e il 7 settembre alcuni anarchici solidali con i reclusi hanno interrotto Livia Turco (quella della legge che istituiva i Cpt nel 1998) mentre parlava alla Festa del PD di immigrazione e integrazione, con un intervento contro i Cie, i suoi gestori come la Misericordia e in solidarietà con l’ultimo tentativo di evasione dal Cie di Modena.
Fare i soldi con i campi di internamento per immigrati senza documenti è un affare scandaloso sul quale si sono buttate a capofitto tante associazioni cattoliche, come in passato la fondazione “Regina Pacis” nel Cpt di San Foca di Lecce. Don Cesare Lodeserto lo ha gestito, appoggiato dal vescovo Ruppi, con la brutalità del padre-padrone e Daniele Govanardi lo ricorda molto da vicino per la sua prepotenza, arroganza e intolleranza verso qualunque critica. Il personaggio ha accusato molto in questi mesi le continue pressioni e lo sputtanamento ricevuto nella sua città, con l’interruzione della messa in Duomo, con la sua faccia appesa ai muri e con il corteo cittadino. In particolare non ha proprio digerito le parole di un vecchio partigiano intervenuto al microfono del corteo del 19 giugno con queste parole: «sono con voi ragazzi, abbiamo lottato anche contro queste cose e i gemelli Giovanardi da troppo tempo spadroneggiano in questa città». La Confraternita delle Misericordie è un potentato molto ricco e influente, i soldi vi girano vorticosamente, è presente ovunque sul territorio italiano e non perde occasione per lucrare sulla disperazione degli immigrati. È già entrata nella gestione del Centro Tonino Bello di Otranto riaperto di recente in tutta fretta per avvantaggiarsi prontamente delle nuove rotte dell’immigrazione.
Se, come si dice, i responsabili delle nefandezze hanno un nome e un cognome quello delle Misericordie e dei suoi uomini lo conosciamo e si sta dando loro il tormento come, quando e tutte le volte che si può.»

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