Sciopero, dopo la rivolta

Dopo la rivolta dell’altra sera, i reclusi dell’area bianca di corso Brunelleschi a Torino sono entrati in sciopero della fame. Tutto ieri non hanno mangiato, e per protesta hanno messo le coperte e i materassi fuori dalle stanze. Anche oggi si sono rifiutati di toccare cibo. A loro si sono aggiunti anche i reclusi di un’altra sezione del Centro. Secondo i calcoli che provengono da dentro, ad attuare questa forma di protesta sarebbero una settantina.

Dall’altra sera, poi, è sempre più difficile fumarsi una sigaretta dentro al Centro. Già, perché ora i militari di guardia si rifiutano di farli accendere e allora i reclusi sono costretti ad aspettare i crocerossini. Inutile dire quanto nervosismo crei questa ripicca dei militari. Mai quanto a Gradisca dove, dalle voci che arrivano, ai reclusi stipati negli stanzoni è semplicemente vietato fumare.

Intanto sempre su Gradisca, una piccola lista di novità: nessun altro è stato fatto uscire dopo le poche liberazioni di lunedì, a parte quattro trasferimenti a Bari e un “rimpatrio volontario” ieri; la Prefettura si è fatta mandare un bel po’ di materassi da mettere a terra negli stanzoni e un po’ di celerini padovani da tenere in permanenza nel Centro; i Vigili del Fuoco, piuttosto di fare su e giù ad ogni momento, hanno richiesto di poter avere un presidio fisso nel Cie; i sindacati di polizia hanno organizzato un presidio di protesta di fronte alla Prefettura per denunciare l’assenza del Ministero; i leghisti in regione hanno fatto le solite dichiarazioni da leghisti, mentre i parlamentari del Pd hanno presentato una interrogazione al Ministro. Preoccupati per i reclusi ammassati come bestie dentro al Centro? Qualche discorso sulla libertà? No, no, hanno chiesto al Maroni che misure abbia intenzione di prendere rispetto al Cie, visti i rischi che corrono ogni giorno gli operatori di Connecting People e le “apprensioni” patite dai cittadini della zona.

A Bologna, invece, dopo che ieri i reclusi hanno bruciato materassi e qualunque altra cosa a loro disposizione nelle camerate, le condizioni interne sono pessime. Dalla sezione maschile fanno sapere che sono al freddo, senza coperte e con 3 materassi per 50 persone. Denunciano inoltre i quotidiani maltrattamenti da parte dell’Ufficio Stranieri e dei mediatori culturali.

Leggi una piccola rassegna stampa di oggi sulla situazione a Gradisca.

Seganti: Gradisca non ce la fa più dobbiamo velocizzare i rimpatri

Il livello di emergenza al Cie di Gradisca d’Isonzo è ormai fuori scala e a riconoscerlo è stato ieri anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Federica Seganti, che ha confermato come ci sia «difficoltà a ospitare tutte le persone nella struttura isontina e si propone il tema di velocizzare i rimpatri». Ripercorrendo le vicende che negli ultimi anni hanno interessato il centro per immigrati, Seganti ha inoltre ricordato i finanziamenti regionali e ministeriali atti a migliorare la sicurezza all’interno e all’esterno della struttura.

«Il centro – ha aggiunto l’assessore – avrebbe bisogno di interventi strutturali, ma in questo momento è impossibile spostare gli ospiti per svolgere i lavori a causa della ripresa degli sbarchi. Il problema dei nuovi arrivi di immigrati, però, deve essere affrontato da tutta l’Europa, gli immigrati vanno rimpatriati o trasferiti in altri Paesi, altre soluzioni non ci possono essere».

Sull’emergenza al Cie di Gradisca è intervenuto anche il consigliere regionale Roberto Antonaz (Rifondazione comunista): «La struttura non è più abitabile e va chiusa. Il centro ormai non ha più l’abilitazione per ospitare nessuno, a oggi è agibile una sola camerata mentre le altre sono tutte state bruciate e gli immigrati devono dormire nella sala mensa da 40 metri quadrati».

Con due distinte iniziative parlamentari a Camera e Senato, intanto, l’onorevole Ivano Strizzolo e il senatore Carlo Pegorer (Pd) hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno in merito ai recenti incidenti al Cie, ricordando come gli episodi di tensione e di violenza, con danni a persone e strutture, «determinano una costante situazione di emergenza per il personale impegnato e di comprensibile apprensione per la stessa popolazione residente», e ribandendo che a seguito dei disordini degli ultimi giorni «il Cie risulta pesantemente danneggiato e la sua capacità ricettiva per nuovi gruppi di immigrati è ridotta al minimo».

Ieri sera, intanto, tensione nuovamente alta nella struttura gradiscana, dove poco dopo le 19 è stato disposto un incremento del personale di polizia al fine di prevenire eventuali nuove rivolte.

«Si è deciso di rinforzare la sicurezza nella struttura – ha confermato l’ufficio di gabinetto della prefettura di Gorizia al termine della riunione del comitato provinciale sulla sicurezza e l’ordine pubblico –, dove sono attualmente ospitati 100 immigrati, in quanto in mattinata 4 persone, individuate dalla Questura, sono state trasferite al Cie di Bari e una quinta, l’unico cinese presente nel Cie, è rimpatriata. Da venerdì siamo in attesa di risposta del ministero dell’Interno alla nostra richiesta di trasferimento degli ospiti».

da Il messaggero veneto

 

Materassi e rinforzi per l’emergenza Cie

Novanta giacigli di fortuna e dieci poliziotti in più in attesa che il governo decida di ridurre la capienza a 70 posti

La capienza del Cie va ridotta a 70 unità, a un terzo delle capacità reali. È questa una delle richieste emerse nella riunione della Commissione per l’ordine pubblico e la sicurezza convocata dopo l’escalation di rivolte che hanno portato il centro immigrati di Gradisca al collasso. Non sono in vista decisioni drastiche. Il piano sarà scaglionato in più fasi. Obiettivo primario, per il quale la Prefettura attende ancora una risposta dal ministero dell’Interno, è un’ulteriore riduzione della capienza. Una soluzione che la Prefettura aveva in programma prima delle sommosse di questi giorni, e motivata dall’avvio dei lavori di messa in sicurezza del centro. Per diminuire la popolazione del Cie di altre 30 unità non saranno previsti svuotamenti di massa. Alla riduzione della capienza si arriverà gradualmente. Ieri si sono registrati 5 movimenti in uscita: un clandestino cinese è stato rimpatriato, 4 nordafricani sono stati trasferiti in altri Cie. Ma altri trasferimenti sembrano difficili, visto che anche negli altri centri non sta più uno spillo. Tantomeno dovrebbero essere previsti ulteriori rilasci di immigrati con foglio di via. Una soluzione, questa, che era stata bloccata domenica dal Viminale diventando il casus belli della rivolta che ha messo in ginocchio il Cie. Attualmente sono un centinaio gli immigrati sistemati negli spazi comuni dopo la distruzione di 27 delle 28 camerate. All’ex Polonio si è reperito in tutta fretta una novantina di materassi per sistemare negli spazi comuni gli ospiti presenti che dormono a terra, dove capita: nei corridoi, in sala mensa e nella zona dei centralini.Un altro obiettivo è il progressivo recupero delle camerate. «Due stanze possono essere rese di nuovo agibili in tempi ragionevoli, ospitando sino a 25 immigrati», spiegano dalla Prefettura. La situazione continua comunque a essere delicata e precaria. Rafforzato il servizio di sorveglianza, con una decina di agenti provenienti dal Reparto mobile di Padova: a controllare a vista il maxi-dormitorio vi sono dieci agenti in più da spalmare sui cinque turni di vigilanza previsti nell’arco delle 24 ore. Il coordinamento provinciale dei Vigili del fuoco chiede invece un presidio fisso all’interno del Cie. «Gli interventi non sono più occasionali ed il personale viene distolto dal servizio ordinario – spiega – aumentando i carichi di lavoro». Sono in programma anche alcune manifestazioni. Il sindacato di polizia Ugl organizza omani alle 10 un sit-in davanti alla Prefettura. Sabato dalle 16 dinanzi al Cie assemblea pubblica organizzata dagli anarchici friulani.

da Il piccolo