Solidarietà (lontano dai Tribunali)

In concomitanza con l’udienza al Tribunale del Riesame per Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara, arrestati il 9 dicembre, qualcuno ha deciso di salutare i quattro compagni senza organizzare un presidio davanti al Tribunale.

A Torino alcuni No Tav hanno occupato la sede di Italferr in corso Principe Eugenio 3/C. Entrati indisturbati nella sede, i solidali hanno interrotto una riunione in corso di svolgimento e appeso uno striscione alle finestre dei locali del primo piano, distribuendo un volantino e leggendolo al megafono. Dopo una decina di minuti i No Tav sono usciti gridando «Giù le mani dalla Valsusa», disperdendosi nel vicino mercato di Porta Palazzo. Un po’ più rocambolesca la versione dei fatti secondo il solerte giornalista-in-divisa Massimo Numa, che racconta di scritte sui muri, spintoni e valorosi dipendenti dell’Italferr che avrebbero cacciato i manifestanti.

Nel frattempo a Milano, durante una mattina di mercato in uno dei tanti quartieri popolari, striscioni di solidarietà sono stati appesi ai balconi di alcune case: «La solidarietà ci libera dalla paura», «Solidarietà agli arrestati – Terrorista è lo Stato», «Chiara Mattia Nico Claudio No Tav liberi/e» ed è stato distribuito un volantino.

Aggiornamento 10 gennaio. Grazie alle pubbliche lamentele del segretario meneghino del Partito Democratico, si viene a sapere che nella serata di ieri a Milano sono state imbrattate e ricoperte di scritte in solidarietà con i No Tav arrestati alcune sedi del partito.

Questo il testo del volantino distribuito durante l’occupazione dell’Italferr a Torino

Il Tav non ci piace, i collaborazionisti neppure

Eccoci ancora una volta… i No Tav non hanno bisogno di presentazioni. Siamo una gatta da pelare per il governo e la polizia, uno spauracchio da agitare ogni volta che fa comodo su giornali e televisioni. La nostra determinazione a lottare, a batterci per preservare la terra in cui viviamo, ci ha reso noti ovunque. Non ci siamo piegati ai ricatti e alle minacce, abbiamo resistito alle truppe d’occupazione, ai manganelli e ai lacrimogeni… neppure con gli arresti sono riusciti a intimorirci. Oggi però hanno passato il segno, chiudendo in galera 4 nostri compagni con accuse pesantissime di terrorismo. Il fatto in questione è un gesto di sabotaggio, un attacco notturno al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte durante il quale sono stati incendiati alcuni mezzi. Ci preme precisare subito che una tale pratica, a prescindere da chi siano gli autori, ci appartiene in pieno. Distruggere degli strumenti di devastazione per reagire ad un’occupazione militare è il minimo indispensabile e ci auguriamo che si ripeta quanto più possibile. Il terrorismo invece è quello di chi si aggrappa al profitto con qualsiasi mezzo, chi ricorre ad ogni sorta di violenza per poter continuare a devastare una valle e accelerare la circolazione di merci, valore, denaro. Terrorista è chi racconta menzogne accuratamente preconfezionate per servire gli interessi del suo padrone, diffamando ed esponendo alla gogna chi lotta. Terrorista è chiunque collabori alla costruzione del Tav, chi firma gli appalti, chi contribuisce a preparare la linea e cura gli aspetti tecnico- progettuali insieme alle istituzioni. Terrorista è chi sottoscrive le autorizzazioni, chi garantisce per l’impatto ambientale e molto altro…Terrorista è Italferr, la società ingegneristica del Gruppo Ferrovie dello Stato, che ricopre questi ruoli ed è responsabile di tutti i nodi dell’alta velocità in Italia, compresi la Torino-Lione ed il terzo valico. Dietro il Tav e tutta la violenza che lo sostiene ci sono anche i signori che occupano questo ufficio… per questo motivo siamo venuti a visitarli e a ricordargli che sono degli sporchi collaborazionisti. Italferr e tutti i responsabili del Tav sono nostri nemici. Non avranno vita facile.

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò liberi!
Terrorista è chi costruisce il Tav…Terrorista è chi ci comanda

 

E quest’altro il testo del volantino distribuito a Milano

Il mondo che lorsignori vorrebbero
Il mondo che lorsignori vorrebbero è sostanzialmente fatto così: qualcuno, stravaccato sulle poltrone del potere, decide per tutti; questi tutti sono tenuti ad accettare in silenzio e a testa bassa quanto stabilito; chi non è d’accordo ha un limitato diritto di esprimere il proprio dissenso, ma intanto le decisioni prese dovranno essere rispettate; chi osasse intestardirsi nella propria contrarietà, magari opponendosi concretamente e non solo a parole, dovrà vedersela coi manganelli delle guardie e i provvedimenti della magistratura.
È la democrazia, dicono; peccato che tralascino di dire quanto il sistema sia truccato, che nascondano il divario abissale che separa la gente comune dai politici, gli stretti rapporti tra questi e le varie cricche di affaristi, nonché il fatto che nessuno ha mai sottoscritto un patto con cui accetta questo stato delle cose. Semplicemente, esso viene quotidianamente imposto con la potenza congiunta della propaganda, del ricatto e della forza.

Là in Val di Susa
Molti avranno sentito parlare della Val di Susa e del movimento No Tav. Di che cosa si tratta? Si tratta, nella sostanza, di una popolazione che ha deciso di opporsi a un progetto scellerato e che, da più di vent’anni, lo combatte con determinazione. Sono state formulate ed espresse pubblicamente centinaia di ragioni per cui questa Grande Opera va rifiutata essendo essa
inutile: in Val di Susa c’è già una linea ferroviaria, recentemente ammodernata, e il traffico ferroviario è in costante diminuzione;
dannosa: il progetto (una galleria di 57 chilometri) prevede di bucare montagne piene di uranio e amianto (presente in natura nelle rocce e innocuo se lasciato lì, mentre diventa letale se disperso nell’aria) e mette a serio rischio le falde acquifere della zona (come è già accaduto in Toscana);
costosa: si prevede una spesa di 20 miliardi di euro (destinata inevitabilmente ad aumentare, secondo l’uso italiano), solo parzialmente a carico dell’Europa e che potrebbero essere destinati a opera di più comune necessità (scuole, ospedali, pensioni, ordinaria manutenzione dei territori, ecc.)

Ragioni suffragate da pagine e pagine di dati tecnici, opinioni di esperti, perizie universitarie. Pagine che peraltro hanno messo in luce come i due partiti maggioritari, il Pd e il Pdl, entrambi sostenitori del progetto, esprimano direttamente l’unico reale interesse per la costruzione di quest’opera: quello dei costruttori, Cmc (in quota Pd) e Ltf (in quota Pdl). Pochi sanno che l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, era membro del consiglio di amministrazione della Cmc, principale azienda coinvolta del progetto. Mentre il ministro delle infrastrutture dell’ultimo governo Berlusconi, Lunardi, stava ai vertici di un’altra grande azienda coinvolta: la Rocksoil. Infine, gli immancabili interessi dell’amico di tutti i politici, l’appaltatore Ligresti. Insomma, quando si dice le larghe intese…

Forte di queste ragioni, la popolazione della Val di Susa ha dato vita a un movimento (il movimento No Tav, appunto) che ha riscosso crescenti simpatie in tutt’Italia e non solo, diventando anche l’esempio di una possibilità realmente esistente ma con ogni cura sottaciuta: la possibilità di vivere, resistere e pensare diversamente al mondo in cui viviamo. Nel corso degli anni, in particolare dal 2005 a oggi, è stato fatto di tutto: manifestazioni oceaniche e passeggiate nei boschi, petizioni e presidî, ricorsi e campeggi, nonché preghiere in chiesa e sabba delle streghe. E ogni volta che i lavori hanno mosso i primi passi, queste voci inascoltate, ma ferme nelle loro convinzioni, si sono fatte gesti concreti di opposizione cui lo Stato ha risposto con la militarizzazione del territorio, lo stanziamento di centinaia di poliziotti e soldati, centinaia (ormai quasi mille) di denunce, fogli di via, lacrimogeni sparati in faccia ai manifestanti, cariche, botte e idranti…

Terrorista a chi?
In questo contesto, la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 alcuni anonimi si sono introdotti nel cantiere Tav di Chiomonte e hanno incendiato alcuni macchinari. Un attacco, un sabotaggio, come ce ne sono stati a decine negli ultimi tempi. In relazione a questo episodio, il 9 dicembre 2013 sono stati eseguiti quattro arresti, tre a Torino e uno a Milano, non solo con l’accusa di aver partecipato a quell’attacco, ma soprattutto con l’accusa di terrorismo.
A noi non interessa sapere se le persone arrestate, che conosciamo bene e che amiamo, siano responsabili di quell’azione. Noi sappiamo che, se le parole hanno ancora un senso, “terrorista” è chi colpisce indiscriminatamente le popolazioni, chi bombarda e fa le guerre, chi distrugge i territori, chi intossica i manifestanti coi gas lacrimogeni CS (peraltro vietato dalle convenzioni internazionali sulle ami chimiche), chi costringe la povera gente alla miseria, ecc. “Terrorista” non è certo chi ha degli ideali e lotta per una vita migliore, senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, né chi si oppone alla devastazione dei territori e a megaprogetti tanto grandiosi quanto dannosi.
Domenica scorsa, nell’affollata piazzetta di Bussoleno, un bel paese fuori Susa, una donna l’ha detto forte e chiaro al microfono: “Questi quattro ragazzi sono i nostri figli. Sono i figli della Valle, della Valle che resiste. Li vogliamo liberi, subito!”
Mattia è uno di loro. Uno di noi.

Libertà per Mattia, Chiara, Claudio, Niccolò!
Libertà per tutti e per tutte!

amici e compagni di Mattia

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