Protesta al carcere di Brissogne

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Mercoledì 27 agosto, fuori dalle mura del montano carcere di Brissogne, con urla e botti, una quindicina di solidali ha voluto salutare tutti i detenuti che, dal 21 di questo mese, stanno portando avanti uno sciopero quasi totale della spesa.
Da una settimana a questa parte, infatti, gli unici articoli acquistati dalla grandissima parte dei detenuti delle sei sezioni del carcere di Brissogne sono stati tabacco, cartine, sigarette e francobolli. La protesta è partita subito dopo aver scoperto che le bombolette del gas segnate per la spesa il 14 agosto, e arrivate il 20, erano state pagate 2.50 euro al posto di 1.50 euro, cioè quasi il doppio del loro prezzo fino a quel momento. Le sbrigative motivazioni fornite dalla direzione affermano che il rincaro è dovuto al fatto che le nuove bombolette distribuite sono dotate di una valvola di sicurezza. In realtà, a quanto ci risulta, l’aumento di questo bene primario, senza il quale non è possibile neanche farsi un caffè, si sta verificando in parecchie carceri e non sembra legato alla novità dell’articolo.
Se non possiamo dire con certezza da cosa dipenda questo rincaro (da un generale aumento del costo del gas, magari collegato al conflitto ucraino? Dalle politiche dei prezzi del sopravvitto?), di certo questo sciopero della spesa, nel suo piccolo, costituisce un buon precedente e dà una buona indicazione su come creare un danno a chi, sulle spalle dei detenuti, ci guadagna, e non poco.
Nello specifico, ad occuparsi della gestione di vitto e sopravvitto nel carcere di Aosta – quindi anche della distribuzione delle bombolette del gas – è la “Ias Morgante srl”, affiliata al colosso “Arturo Berselli & C. Spa”, società che dal 1930 vince i bandi indetti dal Ministero della Giustizia per il mantenimento dei detenuti della quasi totalità delle carceri dello stivale.