Sfratti anticipati? Casini assicurati!

sfrattanda in furgone 2

In Borgo Vittoria un nutrito picchetto antisfratto aspetta l’Ufficiale Giudiziario. Per la cronaca, oggi l’ufficiale è Lino Mazzeo, ben conosciuto da molti di quelli che da mesi in città resistono agli sfratti per essere tra i più fedeli servitori dei padroni di casa. Come già successo altre volte, Mazzeo non si presenta per paura di affrontare il picchetto, ma questa volta decide di fare il gradasso più del solito. Contattato al telefono dalla famiglia sotto sfratto, spiega più o meno così la situazione: «Avete organizzato il picchetto? E allora oggi lo sfratto non lo eseguiamo, rimandiamo le carte al giudice e sarà lui a decidere quando eseguirlo. Ma a voi non verrà più comunicata nessuna data!». La minaccia di usare la strategia dello sfratto a sopresa è chiara, ma il picchetto non si perde d’animo e decide di prendere l’iniziativa. Alcuni rimangono a guardia della casa per evitare scherzi, e una quarantina di sfrattandi e solidali decide di prendere un bus e andare nella tana del lupo: l’Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti, la base degli Ufficiali Giudiziari che si trova nelle vecchie carceri Nuove, a due passi dal Tribunale. Un piccolo corteo chiassoso negli uffici parte alla ricerca del direttore, che già altre volte era stato messo alle strette e aveva lasciato il foglio con il rinvio. Ma questa volta si protesta anche contro le nuove mosse della Questura, che sembra proprio aver deciso di usare sistematicamente la tecnica degli sfratti a sorpresa.

L’ufficio viene velocemente chiuso al pubblico, e si riempie di polizia: agenti in divisa e in borghese, accompagnati da una ventina di celerini. Il gruppone che aveva occupato gli uffici viene radunato nel cortile interno, la polizia lascia uscire subito le donne con i bambini piccoli e pretende di identificare tutti gli altri. Inizia una lunga fase di stallo: da una parte chi aveva occupato l’ufficio e vuole la proroga, dall’altra la polizia che vuole i documenti. Intanto fuori si forma un piccolo presidio che viene caricato non appena decide di bloccare Corso Vittorio Emanuele, e qui la celere si porta via un solidale. Anche all’interno degli uffici c’è un po’ di parapiglia, qualcuno viene preso di peso dalla celere e caricato su un blindato, c’è chi si sente male e chi si arrampica sulle finestre e sale verso il cornicione.

Alla fine i fermati sono dieci, di cui tre ragazze che non avevano con loro i documenti d’identità. Vengono tutti portati nella Questura di via Tirreno, e anche lì fuori si forma un presidio solidale: una sessantina di persone che per un paio di ore chiedono la liberazione dei fermati, facendo un gran baccano con slogan, pietre battute sui pali e scoppiando alcuni petardoni. In sette vengono rilasciati dopo alcune ore, le tre ragazze senza documenti invece rimangono dentro: chi esce racconta di averle viste passare nel corridoio della Questura, peste e ammanettate; una, addirittura, viene presa a calci da un agente delle volanti giusto di fronte al gabbione dove erano rinchiusi gli altri. Al momento non sappiamo se la Polizia deciderà di arrestarle o meno, né che cosa sia successo esattamente nel tempo trascorso tra il loro fermo e l’arrivo in corso Tirreno: ve lo racconteremo nelle prossime ore.

Aggiornamento 12 marzo, ore 19. Claudia, Marianna e Simona si trovano alle Vallette. Gli avvocati ancora non hanno potuto vedere gli atti né parlare con le arrestate per cui ancora non sappiamo  cosa sia successo ieri dentro la camionetta e poi nel cortile della Questura di via Tirreno. Domani, in carcere e a porte chiuse, si svolgerà l’udienza di convalida.

Aggiornamento 13 marzo, ore 14,30. Contrordine: l’udienza delle tre arrestate si svolgerà domani, 14 marzo, alle ore 10. Chi volesse mandare loro lettere o telegrammi può farlo a questo indirizzo:

Claudia Brito Muniz
Marianna Valenti
Simona D’Andrea

c/o Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno”
Strada Pianezza, 300
10151 Torino

Aggiornamento 14 marzo, ore 13,00. Si è svolta questa mattina, al carcere delle Vallette e a porte chiuse, l’udienza di convalida dell’arresto di Claudia, Marianna e Simona. Sono state accusate di aver picchiato, loro tre sole, i sei poliziotti che erano con loro nella camionetta che le trasportava in Questura. L’accusa ha chiesto la detenzione in carcere per Marianna e quella domiciliare per Claudia e Simona. Stanno bene tutte e tre, e la risposta del giudice arriverà entro domani a mezzogiorno.

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