Incidenti di esecuzione

“Incidente di esecuzione.” Questo il nome dell’escamotage – architettato dagli azzeccagarbugli dell’Unep, coordinati dalla Questura di Torino e sempre benedetti dai padroni della città – per tentare di sconfiggere la resistenza agli sfratti. Dal cilindro senza fondo del Codice hanno tirato fuori un articolo (il 610 del Codice di Procedura Civile) che consentirebbe alla proprietà o all’ufficiale giudiziario di sospendere la procedura di sfratto, per chiedere al giudice di decretare una data per eseguirlo. Affinché questo provvedimento eccezionale abbia effetto, lo sfrattando deve ovviamente rimanere all’oscuro di tutto quanto: segreta è la data dello sfratto, segreto è il giorno in cui viene presa la decisione, segreta è la sospensione stessa della procedura normale: perché tutto avviene “inaudita altera parte”, come recita il latinorum dei tribunali per esprimere la deroga al sacrosantissimo “principio del contraddittorio tra le parti”, amen.

A scanso di equivoci questa riflessione non va interpretata come una lamentela, piuttosto come uno spunto per la “creazione di un vero stato di emergenza”.  Cosa che tante e tanti sfrattandi hanno capito immediatamente, probabilmente senza aver mai sentito parlare di  Walter Benjamin e di stato di eccezione.

Pane per i denti di esperti di calligrafia e di psicopatologia giudiziale c’è invece nel foglio manoscritto, recapitato in fretta e furia via fax dall’ufficiale giudiziario sempre in prima linea Dott. Lino Mazzeo durante l’occupazione degli uffici dell’Unep avvenuta lunedì scorso. Manoscritto che, oltre a certificare l’avvenuta sospensione della procedura ex art. 610, testimonia anche le turbe che si agitano sotto quella folta chioma corvina sempre un po’ arruffata. Notevole è anche la sede da cui è stato spedito il documento, visibile chiaramente nell’intestazione della seconda pagina.

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